I prigionieri di guerra
Durante i primi mesi di guerra, quando l'Armata Rossa era in costante ritirata, i tedeschi catturarono milioni di soldati sovietici. Nell'agosto 1941, Stalin, preoccupato per il fatto che ci fossero diversi generali tra i prigionieri, emise il suo famigerato ordine n. 270. Sebbene il documento affermasse solo che ai soldati dell'Armata Rossa non era permesso arrendersi, fu interpretato come un ordine di non essere mai catturati a prescindere dalla situazione. Questa interpretazione in seguito ha rovinato la vita di molte persone che tornavano dalla prigionia.
Sebbene un tempo l'Unione Sovietica si fosse rifiutata di firmare diverse convenzioni internazionali sul trattamento umano dei prigionieri di guerra, una volta iniziata la guerra Stalin dichiarò la sua volontà di esserne vincolato. La Germania ignorò la dichiarazione di Stalin: la propaganda nazista utilizzò il rifiuto dell'URSS nel firmare queste convenzioni come scusa per maltrattare i soldati dell'Armata Rossa catturati. Nei campi di concentramento tedeschi affrontarono un destino terribile: fame, epidemie, freddo, guardie violente e mancanza di riparo. Nella primavera del 1942, i tedeschi, che avevano un disperato bisogno di manodopera sfruttabile, ricontarono i loro prigionieri e scoprirono che su 3.500.000 persone catturate nel 1941 circa il 60% era perito o era stato giustiziato. Dopodiché, le condizioni di vita nei campi furono in qualche modo migliorate, ma solo quanto bastava per consentire ai prigionieri di lavorare nelle fabbriche per la produzione bellica. Si calcola che in totale su 5,7 milioni di prigionieri sovietici fatti dai tedeschi 3,3 milioni morirono in prigionia.
Dopo la guerra, gli ex prigionieri di guerra tornarono in Unione Sovietica e furono costretti nei cosiddetti campi di infiltrazione dove dovevano dimostrare di essere innocenti dall'accusa ci aver aiutato il nemico. Un'altra prigionia attendeva molti di coloro che tornavano nel loro paese, ed essere stato prigioniero di guerra rimase un disonore fino alla metà degli anni '50.