L'Operazione Barbarossa - 22 giugno 1941
«Oppresso da gravi cure, condannato a mesi di silenzio, posso alla fine parlare liberamente, o popolo tedesco! In questo momento è in corso un’avanzata che per imponenza può stare alla pari con le più grandi che il mondo abbia mai visto. Oggi ho deciso ancora una volta di porre il destino e il futuro del Reich e del nostro popolo nelle mani dei nostri soldati. Che Dio ci aiuti, specialmente in questa lotta.»
Il proclama di Hitler fu letto da Goebbels davanti ai microfoni della radio all’intera nazione alle 7 della mattina del 22 giugno 1941. Quattro ore prima le vampe di seimila cannoni avevano illuminato l’alba a oriente sopraffacendo gli sgomentati russi in un turbine di fuoco e di distruzione. Le guardie di frontiera, svegliate dal fracasso dei cingoli dei carri armati, venivano uccise mentre, precipitandosi semisvestite fuori dalle casermette correvano all’impazzata in mezzo al fumo. Le postazioni di artiglieria tedesche intercettavano continuamente lo stesso messaggio : «Ci stanno sparando addosso, cosa dobbiamo fare?»!
Fu questo un momento spaventoso. Il cozzo frontale dei due più grandi eserciti, dei due regimi più assolutistici del mondo. Nessuna battaglia della storia può reggere il confronto. Nemmeno la prima poderosa ondata dell’agosto 1914, quando tutte le ferrovie d’Europa lavoravano per la mobilitazione, o l’affondo sferrato con le ultime forze quattro anni più tardi contro la Linea Hindenburg. In termini di truppe, di munizioni, di lunghezza di fronte, di crescendo della lotta, non ci sarà mai un altro giorno come il 22 giugno 1941.
ALAN CLARK
Operazione Barbarossa fu il nome in codice per l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica, che venne lanciata il 22 giugno 1941. Il fallimento delle truppe tedesche nella sconfitta delle forze sovietiche in questa campagna segnò una svolta decisiva nella guerra.
PRELUDIO
Sebbene il patto di non aggressione tedesco-sovietico del 1939 fosse stato in un primo momento accolto favorevolmente da Hitler per una questione di opportunità, l'anti-bolscevismo era rimasto la sua più profonda convinzione, quando la seconda guerra mondiale era entrata nel suo secondo anno. In seguito all'occupazione sovietica degli Stati baltici e della Bessarabia e della Bukovina settentrionale nel giugno del 1940, che portò le forze sovietiche in prossimità dei giacimenti petroliferi rumeni da cui dipendeva la Germania, il forte interesse di Hitler a rovesciare il regime sovietico aumentò. Divenne acutamente sospettoso riguardo le intenzioni del leader sovietico, Iosif Stalin, e cominciò a mettere in dubbio la possibilità di aspettare di completare la sottomissione dell'Europa occidentale, come aveva originariamente pianificato, prima di trattare con l'Unione Sovietica.
Hitler e i suoi generali avevano inizialmente programmato l'invasione dell'URSS per metà maggio 1941, ma l'imprevista necessità di invadere la Jugoslavia e la Grecia nell'aprile dello stesso anno li costrinse a rimandare la campagna sovietica a fine giugno. La rapidità delle vittorie dei Balcani permise a Hitler di attenersi a questo calendario rivisto, ma il ritardo di cinque settimane accorciò il tempo per eseguire l'invasione dell'URSS e si dimostrò ancor più grave perché nel 1941 l'inverno russo sarebbe arrivato prima del solito. Tuttavia, Hitler e i capi dell'Oberkommando des Heeres (OKH, l'alto comando dell'esercito tedesco), il comandante dell'esercito in capo, Walther von Brauchitsch e il capo dello stato maggiore dell’esercito, Franz Halder, erano convinti che l’Armata Rossa potesse essere sconfitta in due o tre mesi e che entro la fine di ottobre i tedeschi avrebbero conquistato l'intera parte europea della Russia e dell'Ucraina a ovest di una linea che si estende da Arkhangelsk (Arcangelo) ad Astrachan. All'invasione dell'Unione Sovietica fu originariamente dato il nome in codice Operazione Fritz, ma quando iniziarono i preparativi, Hitler la ribattezzò Operazione Barbarossa, in onore dell'imperatore del Sacro Romano Impero Federico Barbarossa (regno 1152-90), che cercò di stabilire il predominio tedesco in Europa.
Per la campagna contro l'Unione Sovietica, i tedeschi schierarono quasi 150 divisioni per un totale di circa tre milioni e mezzo di uomini. Tra queste unità c'erano 19 divisioni panzer con circa 3.350 carri armati e cannoni d'assalto, 7000 pezzi di artiglieria e 2.770 aerei, 600.000 veicoli, 700.000 cavalli. Era in effetti la più grande e potente forza di invasione della storia umana. La forza dei tedeschi fu ulteriormente aumentata di oltre 30 divisioni di truppe finlandesi e rumene.
L'Unione Sovietica aveva il doppio o forse il triplo del numero di carri armati e aerei rispetto ai tedeschi, ma i loro aerei erano per lo più obsoleti mentre il numero dei carri armati sovietici era equivalente a quello dei tedeschi. Un altro grande ostacolo alle possibilità di vittoria di Hitler fu la sottovalutazione da parte del servizio di intelligence tedesco sul numero di truppe di riserva che Stalin poteva raccogliere dalle profondità dell'URSS. I tedeschi stimarono correttamente che c'erano circa 150 divisioni nelle parti occidentali dell'URSS e calcolarono ne potessero costituire altre 50 circa. Ma i sovietici in realtà costituirono più di 200 nuove divisioni entro la metà di agosto, per un totale di 360. La conseguenza fu che, sebbene i tedeschi con la loro tecnica superiore riuscirono a distruggere gran parte delle vecchie armate sovietiche incontrate, trovarono poi il loro percorso bloccato da quelle nuove. Gli effetti degli errori di calcolo aumentarono ulteriormente allorché gran parte di agosto fu sprecata in discussioni tra Hitler e i suoi consiglieri su quale percorso avrebbero dovuto seguire dopo le loro vittorie iniziali. Altro fattore, puramente politico, sebbene non meno sbagliato, fu che i tedeschi erano convinti che entro tre o sei mesi dalla loro invasione il regime sovietico sarebbe crollato per mancanza di supporto interno.
OFFENSIVA INIZIALE
Il 22 giugno 1941, l'offensiva tedesca fu lanciata da tre gruppi di armate sotto gli stessi comandanti dell'invasione della Francia nel 1940. A sinistra (nord), un gruppo di armate sotto il generale Wilhelm von Leeb colpì dalla Prussia orientale negli Stati baltici verso Leningrado (ora San Pietroburgo). A destra (sud), un altro gruppo di armate, sotto il gen.Gerd von Rundstedt, con un gruppo corazzato sotto il gen.Paul Ludwig von Kleist, avanzò dalla Polonia meridionale verso l'Ucraina contro Kiev, da dove sarebbe avanzato verso sud-est fino alle coste del Mar Nero e del Mar d'Azov. Infine, al centro, a nord delle Paludi di Pripet, l'attacco principale fu sferrato dal gruppo d'Armata del generale Fedor von Bock, con un gruppo corazzato sotto il comando del gen.Heinz Guderian e un altro sotto il gen. Hermann Hoth, spingendosi verso nord-est fino a Smolensk e Mosca.
L'invasione lungo un fronte di 2.900 km colse di sorpresa la leadership sovietica e trovò l'Armata Rossa in uno stato di impreparazione e non completamente mobilitata. L'aviazione sovietica perse 1200 velivoli nella prima mattina di guerra, perlopiù distrutti a terra. La parte del fianco meridionale del gruppo di Bock, i carri armati di Guderian penetrarono per 80 km oltre la frontiera il primo giorno dell'invasione e furono a Minsk, a 320 km oltre, il 27 giugno. A Minsk essi si congiunsero con i carri armati di Hoth, che avevano attaccato dal fianco settentrionale, ma la fanteria di Bock non riuscì a seguire abbastanza rapidamente per completare l'accerchiamento delle truppe sovietiche nell'area; sebbene 300.000 prigionieri furono catturati nel saliente, gran parte delle forze sovietiche riuscì a fuggire a est. Le armate sovietiche furono gestite goffamente e impiegarono le loro forze corazzate come supporto alla fanteria, senza concentrarle, come quelle dei francesi nel 1940. Ma le truppe sovietiche isolate combatterono con una testardaggine e determinazione che i francesi non avevano mostrato e la loro resistenza impose un freno all’avanzata tedesca. Il risultato fu simile quando i carri armati di Guderian, dopo aver attraversato il fiume Dnepr il 10 luglio, entrarono a Smolensk sei giorni dopo e con una manovra a tenaglia si congiunsero alle forze di Hoth attraverso Vitebsk; Furono catturati 200.000 prigionieri sovietici, ma alcune forze sovietiche riuscirono a ritirarsi dalla trappola fino alla linea del fiume Desna e una grande sacca di resistenza rimase alle spalle del fronte di avanzata. A metà luglio, inoltre, una serie di tempeste di pioggia trasformava le strade sabbiose russe in fango intasante, su cui i veicoli a ruote del trasporto tedesco dietro i carri armati potevano avanzare solo molto lentamente. Inoltre i tedeschi iniziarono ad essere ostacolati dalla politica della terra bruciata adottata dai sovietici in ritirata. Le truppe sovietiche bruciarono raccolti, distrussero ponti ed evacuarono fabbriche di fronte all'avanzata tedesca. Interi impianti di acciaio e munizioni nelle parti più occidentali dell'URSS furono smantellati e spediti per ferrovia ad est, dove furono rimessi in funzione. I sovietici distrussero o trasferirono gran parte del loro materiale rotabile (vagoni ferroviari), privando così i tedeschi dell'uso del sistema ferroviario sovietico, poiché il materiale rotabile tedesco era inutile sul binario ferroviario sovietico di scarto diverso.
Tuttavia, a metà luglio i tedeschi erano avanzati di oltre 640 km e si trovavano a soli 320 km da Mosca. Avevano ancora molto tempo per ottenere vittorie decisive prima dell'inizio dell'inverno, ma persero l’occasione principalmente a causa delle discussioni protrattesi in agosto tra Hitler e l'OKH sulla destinazione delle prossime mosse. Mentre l'OKH proponeva Mosca come obiettivo principale, Hitler desiderava che lo sforzo maggiore fosse diretto a sud-est, attraverso l'Ucraina e il bacino del Donez nel Caucaso, con una leggera oscillazione verso nord-ovest contro Leningrado (per convergere con il gruppo di armate nord di Leeb).
In Ucraina, nel frattempo, Rundstedt e Kleist avevano liquidato le principali linee di difese sovietiche, anche se quest'ultime si erano opposte con più forza del solito. Un nuovo fronte sovietico a sud di Kiev fu spezzato alla fine di luglio, e nei quindici giorni successivi i tedeschi scesero nelle bocche dei fiumi Bug e Dnepr nel Mar Nero per convergere con l’offensiva delle truppe rumene. A Kleist fu quindi ordinato di girare a nord dall'Ucraina centrale e Guderian a sud da Smolensk per un movimento a tenaglia attorno alle forze sovietiche dietro Kiev; entro la fine di settembre con queste manovre di accerchiamento avevano catturato 527.000 uomini. Queste prime gigantesche disfatte erano in parte colpa di inetti alti comandanti sovietici e in parte di Stalin, che come comandante in capo aveva ostinatamente ignorato i consigli dei suoi generali e ordinato ai suoi eserciti di resistere e combattere invece di consentire loro di ritirarsi verso est e raggrupparsi in preparazione per una controffensiva.
AZIONI SUCCESSIVE
Con l'avvicinarsi dell'inverno, Hitler fermò l'avanzata a nord di Leeb alla periferia di Leningrado. Ordinò a Rundstedt e Kleist, tuttavia, di avanzare dal Dnepr verso il Don e il Caucaso. Bock, nel frattempo, doveva riprendere l'avanzata su Mosca.
La nuova offensiva di Bock iniziò il 2 ottobre 1941. Le prospettive di vittoria sembravano buone quando le armate di Bock scatenarono un grande accerchiamento intorno a Vyazma, dove furono catturate altre 600.000 truppe sovietiche. Ciò lasciò momentaneamente ai tedeschi la convinzione di poter arrivare a Mosca entro poco. Ma la battaglia di Vyazma non fu completata fino alla fine di ottobre; le truppe tedesche erano stanche, il tempo peggiorava e nuove forze sovietiche apparvero sulla strada dei tedeschi mentre avanzavano lentamente. Alcuni generali tedeschi volevano interrompere l'offensiva e mantenersi su una linea di fronte difendibile per l'inverno. Ma Bock voleva continuare, credendo che i sovietici fossero sull'orlo del collasso, e anche Brauchitsch e Halder tendevano a concordare con il suo punto di vista. Siccome ciò concordava anche con il desiderio di Hitler, egli non fece obiezioni. La tentazione di Mosca, ora così vicino ai loro occhi, era troppo bello per resistere a uno dei leader più importanti. Il 2 dicembre è stato avviato un ulteriore sforzo e alcuni distaccamenti tedeschi sono penetrati nella periferia di Mosca; tuttavia, l'avanzamento nel suo insieme è stato ostacolato nelle foreste che coprono la capitale. La conclusione di quest'ultima fase della grande offensiva tedesca fu in parte dovuta agli effetti dell'inverno russo, le cui temperature sotto lo zero erano le più severe in diversi decenni. In ottobre e novembre un'ondata di casi di congelamento aveva decimato le truppe tedesche mal vestite, per le quali non erano state fatte provviste di abbigliamento invernale, mentre il freddo gelido paralizzava il trasporto meccanizzato tedesco, i carri armati, e alcuni distaccamenti tedeschi penetrarono nella periferia di Mosca; tuttavia, l'offensiva nel suo insieme fu ostacolata nelle foreste che coprono la capitale. La conclusione di quest'ultima fase della grande offensiva tedesca fu in parte dovuta agli effetti dell'inverno russo, le cui temperature sotto lo zero erano le più severe in diversi decenni. In ottobre e novembre un'ondata di casi di congelamento (oltre 133.000) aveva decimato le truppe tedesche mal equipaggiate, per le quali non erano state rifornite di abbigliamento invernale, mentre il freddo gelido paralizzava il trasporto meccanizzato tedesco, i carri armati, e alcuni distaccamenti tedeschi penetrarono nella periferia di Mosca; tuttavia, l'offensiva generale venne bloccata nelle foreste che circondano la capitale. La conclusione di quest'ultima fase della grande offensiva tedesca fu in parte dovuta agli effetti dell'inverno russo, le cui temperature sotto lo zero erano le più severe in diversi decenni. In ottobre e novembre un'ondata di casi di congelamento aveva decimato le truppe tedesche mal vestite, per le quali non erano state fatte scorte di abbigliamento invernale, mentre il freddo gelido paralizzava il trasporto meccanizzato tedesco, i carri armati, artiglieria e aeromobili. I sovietici, al contrario, erano ben vestiti e tendevano a combattere più efficacemente in inverno rispetto ai tedeschi. A quel punto le vittime tedesche erano salite a livelli mai visti prima nelle campagne contro Francia e Balcani; a novembre i tedeschi avevano subito circa 730.000 vittime.
Nel sud Kleist aveva già raggiunto Rostov sul Don, porta di accesso al Caucaso, il 22 novembre, ma aveva esaurito il carburante dei suoi carri armati nel farlo. Rundstedt, visto che il posto era insostenibile, voleva evacuarlo, ma fu annullato da Hitler. Una controffensiva sovietica riconquistò Rostov il 28 novembre, e Rundstedt fu sollevato dal suo comando quattro giorni dopo.
Mentre la spinta tedesca contro Mosca si allentava, il comandante sovietico sul fronte di Mosca, il gen. Georgij Konstantinovič Žukov, il 6 dicembre, lanciò la prima grande controffensiva, con attacchi contro la destra di Bock nei settori Yelets (Elets) e Tula, a sud di Mosca, e contro il suo centro nei settori Klin e Kalinin (ora Tver), a nord-ovest. Divisioni di fresche truppe siberiane, che erano combattenti estremamente efficaci nella stagione fredda, furono schierate per queste offensive. Seguì un colpo alla sinistra tedesca, nel settore Velikiye Luki, e la controffensiva, che presto prese la forma di una tripla convergenza verso Smolensk, fu sostenuta per tutto l'inverno 1941-1942.
L'operazione Barbarossa aveva mostrato grandi difficoltà già nell'agosto 1941 e il suo fallimento fu evidente quando iniziò la controffensiva sovietica. Sebbene l'Armata Rossa abbia subito maggiori perdite rispetto ai tedeschi durante la campagna, l'incapacità delle forze tedesche di sconfiggere l'Unione Sovietica segnò una battuta d'arresto significativa per lo sforzo militare tedesco.
PRELUDIO
Sebbene il patto di non aggressione tedesco-sovietico del 1939 fosse stato in un primo momento accolto favorevolmente da Hitler per una questione di opportunità, l'anti-bolscevismo era rimasto la sua più profonda convinzione, quando la seconda guerra mondiale era entrata nel suo secondo anno. In seguito all'occupazione sovietica degli Stati baltici e della Bessarabia e della Bukovina settentrionale nel giugno del 1940, che portò le forze sovietiche in prossimità dei giacimenti petroliferi rumeni da cui dipendeva la Germania, il forte interesse di Hitler a rovesciare il regime sovietico aumentò. Divenne acutamente sospettoso riguardo le intenzioni del leader sovietico, Iosif Stalin, e cominciò a mettere in dubbio la possibilità di aspettare di completare la sottomissione dell'Europa occidentale, come aveva originariamente pianificato, prima di trattare con l'Unione Sovietica.
Hitler e i suoi generali avevano inizialmente programmato l'invasione dell'URSS per metà maggio 1941, ma l'imprevista necessità di invadere la Jugoslavia e la Grecia nell'aprile dello stesso anno li costrinse a rimandare la campagna sovietica a fine giugno. La rapidità delle vittorie dei Balcani permise a Hitler di attenersi a questo calendario rivisto, ma il ritardo di cinque settimane accorciò il tempo per eseguire l'invasione dell'URSS e si dimostrò ancor più grave perché nel 1941 l'inverno russo sarebbe arrivato prima del solito. Tuttavia, Hitler e i capi dell'Oberkommando des Heeres (OKH, l'alto comando dell'esercito tedesco), il comandante dell'esercito in capo, Walther von Brauchitsch e il capo dello stato maggiore dell’esercito, Franz Halder, erano convinti che l’Armata Rossa potesse essere sconfitta in due o tre mesi e che entro la fine di ottobre i tedeschi avrebbero conquistato l'intera parte europea della Russia e dell'Ucraina a ovest di una linea che si estende da Arkhangelsk (Arcangelo) ad Astrachan. All'invasione dell'Unione Sovietica fu originariamente dato il nome in codice Operazione Fritz, ma quando iniziarono i preparativi, Hitler la ribattezzò Operazione Barbarossa, in onore dell'imperatore del Sacro Romano Impero Federico Barbarossa (regno 1152-90), che cercò di stabilire il predominio tedesco in Europa.
Per la campagna contro l'Unione Sovietica, i tedeschi schierarono quasi 150 divisioni per un totale di circa tre milioni e mezzo di uomini. Tra queste unità c'erano 19 divisioni panzer con circa 3.350 carri armati e cannoni d'assalto, 7000 pezzi di artiglieria e 2.770 aerei, 600.000 veicoli, 700.000 cavalli. Era in effetti la più grande e potente forza di invasione della storia umana. La forza dei tedeschi fu ulteriormente aumentata di oltre 30 divisioni di truppe finlandesi e rumene.
L'Unione Sovietica aveva il doppio o forse il triplo del numero di carri armati e aerei rispetto ai tedeschi, ma i loro aerei erano per lo più obsoleti mentre il numero dei carri armati sovietici era equivalente a quello dei tedeschi. Un altro grande ostacolo alle possibilità di vittoria di Hitler fu la sottovalutazione da parte del servizio di intelligence tedesco sul numero di truppe di riserva che Stalin poteva raccogliere dalle profondità dell'URSS. I tedeschi stimarono correttamente che c'erano circa 150 divisioni nelle parti occidentali dell'URSS e calcolarono ne potessero costituire altre 50 circa. Ma i sovietici in realtà costituirono più di 200 nuove divisioni entro la metà di agosto, per un totale di 360. La conseguenza fu che, sebbene i tedeschi con la loro tecnica superiore riuscirono a distruggere gran parte delle vecchie armate sovietiche incontrate, trovarono poi il loro percorso bloccato da quelle nuove. Gli effetti degli errori di calcolo aumentarono ulteriormente allorché gran parte di agosto fu sprecata in discussioni tra Hitler e i suoi consiglieri su quale percorso avrebbero dovuto seguire dopo le loro vittorie iniziali. Altro fattore, puramente politico, sebbene non meno sbagliato, fu che i tedeschi erano convinti che entro tre o sei mesi dalla loro invasione il regime sovietico sarebbe crollato per mancanza di supporto interno.
OFFENSIVA INIZIALE
Il 22 giugno 1941, l'offensiva tedesca fu lanciata da tre gruppi di armate sotto gli stessi comandanti dell'invasione della Francia nel 1940. A sinistra (nord), un gruppo di armate sotto il generale Wilhelm von Leeb colpì dalla Prussia orientale negli Stati baltici verso Leningrado (ora San Pietroburgo). A destra (sud), un altro gruppo di armate, sotto il gen.Gerd von Rundstedt, con un gruppo corazzato sotto il gen.Paul Ludwig von Kleist, avanzò dalla Polonia meridionale verso l'Ucraina contro Kiev, da dove sarebbe avanzato verso sud-est fino alle coste del Mar Nero e del Mar d'Azov. Infine, al centro, a nord delle Paludi di Pripet, l'attacco principale fu sferrato dal gruppo d'Armata del generale Fedor von Bock, con un gruppo corazzato sotto il comando del gen.Heinz Guderian e un altro sotto il gen. Hermann Hoth, spingendosi verso nord-est fino a Smolensk e Mosca.
L'invasione lungo un fronte di 2.900 km colse di sorpresa la leadership sovietica e trovò l'Armata Rossa in uno stato di impreparazione e non completamente mobilitata. L'aviazione sovietica perse 1200 velivoli nella prima mattina di guerra, perlopiù distrutti a terra. La parte del fianco meridionale del gruppo di Bock, i carri armati di Guderian penetrarono per 80 km oltre la frontiera il primo giorno dell'invasione e furono a Minsk, a 320 km oltre, il 27 giugno. A Minsk essi si congiunsero con i carri armati di Hoth, che avevano attaccato dal fianco settentrionale, ma la fanteria di Bock non riuscì a seguire abbastanza rapidamente per completare l'accerchiamento delle truppe sovietiche nell'area; sebbene 300.000 prigionieri furono catturati nel saliente, gran parte delle forze sovietiche riuscì a fuggire a est. Le armate sovietiche furono gestite goffamente e impiegarono le loro forze corazzate come supporto alla fanteria, senza concentrarle, come quelle dei francesi nel 1940. Ma le truppe sovietiche isolate combatterono con una testardaggine e determinazione che i francesi non avevano mostrato e la loro resistenza impose un freno all’avanzata tedesca. Il risultato fu simile quando i carri armati di Guderian, dopo aver attraversato il fiume Dnepr il 10 luglio, entrarono a Smolensk sei giorni dopo e con una manovra a tenaglia si congiunsero alle forze di Hoth attraverso Vitebsk; Furono catturati 200.000 prigionieri sovietici, ma alcune forze sovietiche riuscirono a ritirarsi dalla trappola fino alla linea del fiume Desna e una grande sacca di resistenza rimase alle spalle del fronte di avanzata. A metà luglio, inoltre, una serie di tempeste di pioggia trasformava le strade sabbiose russe in fango intasante, su cui i veicoli a ruote del trasporto tedesco dietro i carri armati potevano avanzare solo molto lentamente. Inoltre i tedeschi iniziarono ad essere ostacolati dalla politica della terra bruciata adottata dai sovietici in ritirata. Le truppe sovietiche bruciarono raccolti, distrussero ponti ed evacuarono fabbriche di fronte all'avanzata tedesca. Interi impianti di acciaio e munizioni nelle parti più occidentali dell'URSS furono smantellati e spediti per ferrovia ad est, dove furono rimessi in funzione. I sovietici distrussero o trasferirono gran parte del loro materiale rotabile (vagoni ferroviari), privando così i tedeschi dell'uso del sistema ferroviario sovietico, poiché il materiale rotabile tedesco era inutile sul binario ferroviario sovietico di scarto diverso.
Tuttavia, a metà luglio i tedeschi erano avanzati di oltre 640 km e si trovavano a soli 320 km da Mosca. Avevano ancora molto tempo per ottenere vittorie decisive prima dell'inizio dell'inverno, ma persero l’occasione principalmente a causa delle discussioni protrattesi in agosto tra Hitler e l'OKH sulla destinazione delle prossime mosse. Mentre l'OKH proponeva Mosca come obiettivo principale, Hitler desiderava che lo sforzo maggiore fosse diretto a sud-est, attraverso l'Ucraina e il bacino del Donez nel Caucaso, con una leggera oscillazione verso nord-ovest contro Leningrado (per convergere con il gruppo di armate nord di Leeb).
In Ucraina, nel frattempo, Rundstedt e Kleist avevano liquidato le principali linee di difese sovietiche, anche se quest'ultime si erano opposte con più forza del solito. Un nuovo fronte sovietico a sud di Kiev fu spezzato alla fine di luglio, e nei quindici giorni successivi i tedeschi scesero nelle bocche dei fiumi Bug e Dnepr nel Mar Nero per convergere con l’offensiva delle truppe rumene. A Kleist fu quindi ordinato di girare a nord dall'Ucraina centrale e Guderian a sud da Smolensk per un movimento a tenaglia attorno alle forze sovietiche dietro Kiev; entro la fine di settembre con queste manovre di accerchiamento avevano catturato 527.000 uomini. Queste prime gigantesche disfatte erano in parte colpa di inetti alti comandanti sovietici e in parte di Stalin, che come comandante in capo aveva ostinatamente ignorato i consigli dei suoi generali e ordinato ai suoi eserciti di resistere e combattere invece di consentire loro di ritirarsi verso est e raggrupparsi in preparazione per una controffensiva.
AZIONI SUCCESSIVE
Con l'avvicinarsi dell'inverno, Hitler fermò l'avanzata a nord di Leeb alla periferia di Leningrado. Ordinò a Rundstedt e Kleist, tuttavia, di avanzare dal Dnepr verso il Don e il Caucaso. Bock, nel frattempo, doveva riprendere l'avanzata su Mosca.
La nuova offensiva di Bock iniziò il 2 ottobre 1941. Le prospettive di vittoria sembravano buone quando le armate di Bock scatenarono un grande accerchiamento intorno a Vyazma, dove furono catturate altre 600.000 truppe sovietiche. Ciò lasciò momentaneamente ai tedeschi la convinzione di poter arrivare a Mosca entro poco. Ma la battaglia di Vyazma non fu completata fino alla fine di ottobre; le truppe tedesche erano stanche, il tempo peggiorava e nuove forze sovietiche apparvero sulla strada dei tedeschi mentre avanzavano lentamente. Alcuni generali tedeschi volevano interrompere l'offensiva e mantenersi su una linea di fronte difendibile per l'inverno. Ma Bock voleva continuare, credendo che i sovietici fossero sull'orlo del collasso, e anche Brauchitsch e Halder tendevano a concordare con il suo punto di vista. Siccome ciò concordava anche con il desiderio di Hitler, egli non fece obiezioni. La tentazione di Mosca, ora così vicino ai loro occhi, era troppo bello per resistere a uno dei leader più importanti. Il 2 dicembre è stato avviato un ulteriore sforzo e alcuni distaccamenti tedeschi sono penetrati nella periferia di Mosca; tuttavia, l'avanzamento nel suo insieme è stato ostacolato nelle foreste che coprono la capitale. La conclusione di quest'ultima fase della grande offensiva tedesca fu in parte dovuta agli effetti dell'inverno russo, le cui temperature sotto lo zero erano le più severe in diversi decenni. In ottobre e novembre un'ondata di casi di congelamento aveva decimato le truppe tedesche mal vestite, per le quali non erano state fatte provviste di abbigliamento invernale, mentre il freddo gelido paralizzava il trasporto meccanizzato tedesco, i carri armati, e alcuni distaccamenti tedeschi penetrarono nella periferia di Mosca; tuttavia, l'offensiva nel suo insieme fu ostacolata nelle foreste che coprono la capitale. La conclusione di quest'ultima fase della grande offensiva tedesca fu in parte dovuta agli effetti dell'inverno russo, le cui temperature sotto lo zero erano le più severe in diversi decenni. In ottobre e novembre un'ondata di casi di congelamento (oltre 133.000) aveva decimato le truppe tedesche mal equipaggiate, per le quali non erano state rifornite di abbigliamento invernale, mentre il freddo gelido paralizzava il trasporto meccanizzato tedesco, i carri armati, e alcuni distaccamenti tedeschi penetrarono nella periferia di Mosca; tuttavia, l'offensiva generale venne bloccata nelle foreste che circondano la capitale. La conclusione di quest'ultima fase della grande offensiva tedesca fu in parte dovuta agli effetti dell'inverno russo, le cui temperature sotto lo zero erano le più severe in diversi decenni. In ottobre e novembre un'ondata di casi di congelamento aveva decimato le truppe tedesche mal vestite, per le quali non erano state fatte scorte di abbigliamento invernale, mentre il freddo gelido paralizzava il trasporto meccanizzato tedesco, i carri armati, artiglieria e aeromobili. I sovietici, al contrario, erano ben vestiti e tendevano a combattere più efficacemente in inverno rispetto ai tedeschi. A quel punto le vittime tedesche erano salite a livelli mai visti prima nelle campagne contro Francia e Balcani; a novembre i tedeschi avevano subito circa 730.000 vittime.
Nel sud Kleist aveva già raggiunto Rostov sul Don, porta di accesso al Caucaso, il 22 novembre, ma aveva esaurito il carburante dei suoi carri armati nel farlo. Rundstedt, visto che il posto era insostenibile, voleva evacuarlo, ma fu annullato da Hitler. Una controffensiva sovietica riconquistò Rostov il 28 novembre, e Rundstedt fu sollevato dal suo comando quattro giorni dopo.
Mentre la spinta tedesca contro Mosca si allentava, il comandante sovietico sul fronte di Mosca, il gen. Georgij Konstantinovič Žukov, il 6 dicembre, lanciò la prima grande controffensiva, con attacchi contro la destra di Bock nei settori Yelets (Elets) e Tula, a sud di Mosca, e contro il suo centro nei settori Klin e Kalinin (ora Tver), a nord-ovest. Divisioni di fresche truppe siberiane, che erano combattenti estremamente efficaci nella stagione fredda, furono schierate per queste offensive. Seguì un colpo alla sinistra tedesca, nel settore Velikiye Luki, e la controffensiva, che presto prese la forma di una tripla convergenza verso Smolensk, fu sostenuta per tutto l'inverno 1941-1942.
L'operazione Barbarossa aveva mostrato grandi difficoltà già nell'agosto 1941 e il suo fallimento fu evidente quando iniziò la controffensiva sovietica. Sebbene l'Armata Rossa abbia subito maggiori perdite rispetto ai tedeschi durante la campagna, l'incapacità delle forze tedesche di sconfiggere l'Unione Sovietica segnò una battuta d'arresto significativa per lo sforzo militare tedesco.