I partigiani sovietici
L'attività partigiana iniziò subito dopo l'inizio dell'Operazione Barbarossa. I primi distaccamenti partigiani si formarono già intorno al 10-20 luglio 1941.
Nella direttiva del 29 luglio 1941, e in successivi documenti emanati dal Consiglio dei Commissari del Popolo Sovietico e dal Partito Comunista si chiedeva la formazione di distaccamenti partigiani e gruppi "diversivi" nei territori occupati dai tedeschi.
Nel 1941, il fulcro del movimento partigiano erano i resti delle unità dell'Armata Rossa distrutte nella prima fase dell'operazione Barbarossa, battaglioni di sabotaggio e attivisti del Partito Comunista e del Komsomol.
Il movimento era coordinato e controllato dal governo sovietico e modellato su quello dell'Armata Rossa. I partigiani diedero un contributo significativo alla guerra frustrando i piani tedeschi di sfruttare economicamente i territori sovietici occupati, diedero un considerevole aiuto all'Armata Rossa conducendo attacchi sistematici contro la rete di comunicazioni nelle retrovie tedesche (la cosidetta "guerra delle ferrovie"), fecero lavoro politico tra la popolazione locale pubblicando giornali e volantini, e riuscirono a creare e mantenere un sentimento di insicurezza tra le forze di occupazione tedesche.
I partigiani sovietici operavano anche nei territori occupati dall'Unione Sovietica tra le due guerre nel 1939-1940, in Polonia e negli stati baltici ma ebbero un sostegno significativamente inferiore da parte della popolazione e spesso si scontrarono con i gruppi partigiani nazionalisti locali, così come con la polizia ausiliaria controllata dai tedeschi.